Il Sole 24 Ore

Le parole di Squinzi, protagoniste di Venti ed Eventi

Puntata speciale di VENTI ed EVENTI, l'editoriale settimanale in onda su Teleradioerre e curato da Micky De Finis. LA puntata è dedicata alla visita del presedente Squinzi a Foggia lo scorso 26 giugno.

Ecco il testo integrale.

 

Le parole di Squinzi

Salve.

La visita di Giorgio Squinzi ha posto il timbro di autenticità sul nuovo corso di Confindustria inaugurato da Gianni Rotice. Un marchio indelebile, che archivia definitivamente anche l’ultimo rivolo di polemica all’origine della svolta per gli industriali di Capitanata.

Che l’Aquila regale abbia voglia di tornare a volare alto si vede non solo dall’impegno della squadra messa in campo, una new age genuina come ha scritto Levantaci, giornalista economico della Gazzetta del Mezzogiorno, ma anche da quell’attenzione diversa che Confindustria vuol dare ora alle dinamiche sociali ed economiche di questo pezzo del Mezzogiorno.

Quella di Confindustria è una storia lunga 70 anni, una storia che ha accompagnato momenti di crescita significativi, decisivi per un territorio che è come una micro regione, delineata morfologicamente in un profilo sempre strategico per la crescita di questo Paese.

Lui, Rotice, ingegnere longilineo nato nel golfo di Manfredonia, persona dalla tempra immediata e diretta, ha scommesso e vinto una partita per niente semplice e dal risultato imprevedibile, bisogna dirlo, perché le condizioni di partenza erano aspre e piene di diffidenze e di insidie.

E invece gli è andata bene, lo ha riconosciuto il presidente Squinzi quando, apertis verbis, ha detto che gli imprenditori sono pronti a rimettersi in gioco, rilanciando una sfida che rimuova lo sviluppo inceppato di un’economia chiamata a fare i conti con i morsi di una crisi dura, profonda.

Ben sei vice presidenti, dodici apostoli come presidenti di sezione, buona parte dei quali nuovi, perché alcuni settori sono stati prima studiati e poi creati per interpretare al meglio il territorio, le sue istanze, questo il lavoro sottile, tenace ed intelligente che è stato fatto in un anno intenso, un anno in cui Confindustria ha dovuto mettere a nudo il suo sistema con tutti i suoi nuovi protagonisti, ecco il risultato che Rotice ha consegnato a Squinzi.

Dietro questa grande opera ricostruttiva molte le mani, molte le teste applicate per ridare immagine e ruolo ad un agente contrattuale importantissimo per lo sviluppo di una comunità qual è Confindustria.

Il lavoro sapiente di Zanasi, scelto da Roma non a caso per traghettare il nuovo, perché lui conosce bene uomini e cose, pur dal suo odierno osservatorio della Fondazione Sud Orientale. Il suo ruolo è stato decisivo con i vertici interni, dal direttore Enrico Barbone impegnato con Padalino e Zagni, a garantire la delicata transizione in atto caratterizzata da forti segnali di tensione, per non dire anche di quei socratici silenzi di Gianni Tamburrano, nel cuore della tempesta. E poi tante esperienze messe insieme per affrontare la traversata: Biancofiore, De Girolamo, Di Nunzio, Germano, Grimaldi, Liguori, nomi che stanno ad indicare una volontà chiara nel voler segnare una svolta per tracciare un diverso percorso.

Nel Consiglio di Presidenza di nuovo conio si è sentito il peso della responsabilità di Nicola BiscottiLeonardo Boschetti, Armando De Girolamo e Ciro Gelsomino, persone capaci di dare un valore tattico alla squadra.

Adesso, al di là del taglio innovativo e del rito di una ricorrenza che ha indicato la cifra di un lavoro lungo e difficile, sembra essere venuta nuovamente in superficie l’anima di un gruppo spinto da un rinnovato senso di entusiasmo, con molte nuove aziende che hanno scelto di condividere una strada, nonostante il saldo negativo delle imprese e il tasso di disoccupazione tra i più alti della Puglia. Tutti elementi questi di grande preoccupazione per una ripresa che manca, soprattutto perché la politica rimane in ritardo sulle scelte e sugli uomini, perché le prime mancano o sono approssimative, mentre gli uomini schierati nelle istituzioni denotano forti deficit nel capire, fronteggiare il contesto.

Anche di questo si è parlato fuori dai denti nel vertice camerale convocato da Porreca per presentare il quindicesimo rapporto sullo stato dell’economia che ha rivelato numeri da brivido.

Ci sono state due fasi significative durante la visita di Squinzi in cui la discussione ha toccato le corde di una sofferenza che pesa, perché sembrano tirare all’incontrario nel vento della speranza.

Da un lato la ricerca che resta fondamentale, indispensabile, lo hanno detto in maniera chiarissima il rettore dell’Università di Foggia Ricci e Francesco Casillo, imprenditore molitorio di livello mondiale, pragmatica la sua visione. Ma vanno arginati, messi nell’angolo i ritardi che ancora persistono, perché se la banda larga non funziona, non si può andare da nessuna parte, ha ragione Boschetti di BonassisaLab che denuncia senza peli sulla lingua il vero rischio che è il buio sull’innovazione!

Che poi le questioni dello sviluppo debbano comunque agire anche intorno al cantiere dell’edilizia, visto non più come un luogo di mero consumo del territorio, lo hanno ribadito in maniera netta Paolo Buzzetti dell’Ance e Gerardo Biancofiore  che presiede il comitato imprese per l’estero.

La sensazione che ho ricavato, prima di guardare al Centro Studi di Confindustria come una nuova postazione che rilegge lo sviluppo pensando alla crescita è che i gruppi di pressione e i gruppi d’interesse, come li chiamava John Kennet Galbraith, devono tornare ad occupare, riempire lo spazio di un confronto vero, perché le questioni che riguardano il progresso di una comunità possono trovare una soluzione solo se i mondi della politica e dell’impresa s’incontrano, non ci sono altre vie d’uscita, non sbaglia Paolo Telesforo nell’indicare questo punto debole del sistema.

Tutto ciò comporta di necessità che prenda piede una nuova consapevolezza per affrontare con idee serie, fresche e pulite la crisi perché anche il territorio dia il suo contributo come l’Italia può cominciare a correre ora che c’è la ripresa, ha detto Squinzi nel percepire quel segnale di rinnovamento indiscutibile dato dagli imprenditori.

Ovvio poi che la politica debba fare la sua parte che è determinante, individuando bene i percorsi e soprattutto gli uomini con i quali approcciare il cambiamento, posto che il vento aiuta solo chi sa dove andare perché non ci sarà vento favorevole per colui che non sa dove va.

Parola di Seneca.

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